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Le minacce a Calogero Mannino

  • saradonatelli0920
  • 10 ago 2015
  • Tempo di lettura: 2 min

Secondo il piano di Cosa Nostra, dopo Salvo Lima il prossimo obiettivo è Calogero Mannino che a partire dal febbraio del 1992 viene sottoposto a continue minacce: gli viene recapitato un mazzo di crisantemi davanti alla porta della propria abitazione a Palermo; gli vengono inviate lettere minatorie; vengono appiccati due incendi presso l’ufficio elettorale di Sciacca. Dopo aver ricevuto queste minacce, Mannino, temendo per la sua vita, non denuncia formalmente alle autorità competenti quanto sta accadendo, ma contatta riservatamente il maresciallo Giuliano Guazzelli per trovare una soluzione. Quest’ultimo, da tempo in costante collegamento con l’allora capo del Ros (Subranni), si occupa su incarico dello stesso Subranni dei problemi di Mannino. Il 4 aprile 1992 il Maresciallo Guazzelli viene però ucciso in un agguato mafioso. Questa circostanza viene percepita dal ROS come un ulteriore messaggio intimidatorio all’onorevole Mannino. E’ importante sottolineare due punti: non vi è alcun elemento da cui evincere che si era aperta una inchiesta giudiziaria sulle minacce a Mannino e l’inizio dei contatti tra gli ufficiali e il Ciancimino coincide con la sospensione del progetto di uccisione di Mannino. Anche in merito a questi fatti disponiamo di fonti di natura dichiarativa e documentale.

• Riccardo Guazzelli, figlio del Maresciallo ucciso, parla delle confidenze fatte da Mannino al padre (“o ammazzano me o Lima”) e ricorda come il padre, il giorno prima dell’agguato mortale, si era recato a Roma per incontrarsi con Subranni e con altri ufficiali, tra cui il colonnello Mori.

• Nicola Mancino rende dichiarazioni sulla confidenze fattegli da Mannino dopo l’omicidio Lima (“il prossimo sono io”).

• Antonio Padellaro, all’epoca giornalista dell’Espresso, riferisce di una intervista rilasciatagli nel giugno 1992 da Mannino e poi non pubblicata immediatamente per volere dello stesso Mannino che gli parla del pericolo di morte da lui avvertito nel tornare in Sicilia in quei giorni.

• Antonio Subranni parla dell’incarico informalmente affidato a Guazzelli di prendere contatti con Mannino per seguire le vicende relative alle preoccupazioni per la incolumità del politico.

• Le agende del 1992 di Bruno Contrada (allora numero 3 del Sisde) annotano incontri di Mannino con Contrada e Subranni o solo con Contrada per parlare della situazione siciliana.

• Le agende del 1992 di Michele Riccio (colonnello del Ros) prospettano, con l’omicidio di Guazzelli, un ulteriore messaggio intimidatorio inviato a Mannino e al ROS.


 
 
 

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